Lavorare senza padroni: l'esperienza della Chilavert

Wed, 16/12/2015 - 10:56
di
Alioscia Castronovo e Valeria Cirillo*

Il 17 e il 18 dicembre sarà a Roma (a Communia e a Esc) Martin Cossarini, lavoratore della tipografia recuperata Chilavert di Buenos Aires. Due momenti di incontro per parlare di lavoro senza padroni, autogestione e conflitto.

La crisi economica scoppiata nel 2008 ha portato alla chiusura di moltissimi stabili industriali e imprese in Europa, soprattutto nei paesi della periferia, aprendo nuovi scenari di conflitto fra lavoratori e padroni. In questo contesto di disoccupazione dilagante, smantellamento del welfare prodotto delle politiche neoliberiste, precarizzazione del lavoro e marginalizzazione sociale, la difesa del posto di lavoro in forma organizzata ha cominciato ad essere considerato sempre più spesso come il primo passo di un processo di resistenza di fronte alle politiche dell’austerità. In tal senso, l’autogestione è un possibile, pazriale ma significativo, strumento di azione politica collettiva, quando legata ad una chiara prospettiva politica di trasformazione sociale. Da questo punto di vista, l’autogestione cooperativa da sola non garantisce il raggiungimento del suo obiettivo, come dimostrano alcune esperienze di fabbriche o imprese recuperate dell’Argentina, nate in un contesto di crisi quale quello del 2001 e ri-assorbite in una logica di mercato.

In questo scenario, alcune esperienze di fabbriche recuperate, di lavoro senza padroni basato sull'autogestione, come è il caso di Chilavert, si propongono come laboratori permanenti in cui la tutela del posto di lavoro si coniuga con un processo di presa di coscienza da parte dei lavoratori attraverso la pratica dell'autogestione, di trasformazione di spazi, relazioni, progetti aprendo ad un nuovo modello di cooperazione produttiva. Un movimento che continua a crescere negli ultimi anni in Argentina, così come in America Latina, mentre le prime esperienze sono nate negli ultimi tre anni tra Italia (officine Zero a Roma e Ri Maflow a Milano), Francia, Grecia e Turchia (leggi anche Lavorare senza padroni in Europa di Alioscia Castronovo ed Elisa Gigliarelli).

Chiediamo a Martin Cossarini di raccontarci la storia di Chilavert. Il laboratorio grafico Gaglianone viene fondato nel 1923 in via Chilavert 1136, nel quartiere di Pompeya, città di Buenos Aires, e fino al 1976 la tipografia Gaglianone si specializza nella stampa di materiale grafico di ambito sanitario per poi a partire da quell’anno dedicarsi esclusivamente alla stampa di libri e cataloghi di arte, tanto da dar vita alle Edizioni di Arte Gaglianone. Nel 2002 – ci racconta Martin - la tipografia Gaglianone dichiara fallimento – un fallimento fraudolento – prima del quale il proprietario stesso svuota lo stabilimento dei macchinari lasciando gli operai senza retribuzione per oltre un anno.

Dei cinquanta lavoratori della tipografia degli esordi ne rimangono solo otto. Convinti di non voler perdere il lavoro e preoccupati per ulteriori svuotamenti dell’impianto, gli otto lavoratori occupano la fabbrica per otto mesi durante i quali l’impianto rimane fermo e sotto custodia della polizia. Durante quegli otto mesi, i lavoratori chiusi all’interno ricevono l’aiuto materiale e il supporto dei vicini del quartiere e di altre imprese recentemente “recuperate”.

Chiusi all’interno dello stabile, i lavoratori della ormai ex-tipografia Gaglianone iniziano a produrre clandestinamente un primo libro che Giulio, il vicino, farà passare attraverso un buco nella parete confinante proprio mentre la polizia controlla l’ingresso principale della tipografia per impedire che gli occupanti possano produrre (avevdo diritto a presidiare la fabbrica ma non di lavorare). Il 17 ottobre 2002 quegli otto lavoratori costituiscono la cooperativa di arti grafiche Chilavert sul cui portone di ingresso compare la scritta “Occupare Resistere Produrre”, a testimonianza di un processo di rimessa in funzionamento di impianti produttivi sperimentato da varie realtà, ieri argentine, ed oggi anche italiane ed europee.

Ai diversi tentativi di sgombero le esperienze delle recuperate argentine, i movimenti sociali, le assemblee di quartiere, il movimento pedagogico dei bachilleratos populares oppongono i loro corpi, resistendo per mesi e sperimentando mutualismo, solidarietà, reinvenzione degli spazi per il welfare, il mutuo soccorso, difendendo lo spazio possibile di un lavoro senza padroni.

Chilavert è oggi una fabbrica dalle porte aperte, aperte alla comunità, la stessa che ha sostenuto i lavoratori nel percorso di lotta ed occupazione dello stabile, che ha supportato la sua rinascita attraverso la nuova gestione operaia. La scuola popolare rappresenta una attività fondamentale della recuperata: le pratiche di educazione popolare nate nel 2003 hanno conosciuto un processo di espansione significativa nell'ultimo decennio (si contano oltre cento esperienze nella sola Buenos Aires) e il bachillerato popular di Chilavert rappresenta una esperienza storica di tale movimento. Uomini, donne, ragazzi e ragazze che partecipano di un processo educativo legato alle necessità delle classi popolari, con un percorso formativo orientato all'emancipazione sociale. Rivendicando un riconoscimento formale (ottenuto tra il 2008 e il 2011) del titolo di studio, del salario dei docenti e delle borse di studio per gli studenti, il movimento pedagogico rappresenta uno spazio di welfare, autoformazione e conflitto sui saperi estremamente interessante di cui Chilavert rappresenta una delle esperienze storiche (leggi l'articolo Educazione popolare e autonomia di Alioscia Castronovo).

Il centro culturale al piano superiore è testimonianza di questo processo di emancipazione della fabbrica dalla fabbrica e di costruzione di uno spazio comune aperto al quartiere, con corsi di lingua, attività culturali e musicali, eventi e feste aperte alle reti sociali di prossimità. Oggi Chilavert è anche un punto di riferimento per l’Università di Buenos Aires attraverso il suo programma Facultad Abierta e il centro di documentazione sulle imprese recuperate. Attualmente Chilavert stampa materiale di diverso tipo, libri di fotografia, storia politica, filosofia e non solo cataloghi di arte, oltre alla collana editoriale "Economia dei lavoratori: quaderni dell'autogestione" curata proprio dal programma di ricerca Facultad Abierta. Il 25 novembre 2004 Chilavert è stata formalmente espropriata e continua a produrre attraverso la nuova gestione “cooperativa” con l’idea di avviare in un prossimo futuro una propria linea editoriale.

Con altre esperienze di fabbriche recuperate e cooperative la Chilavert ha formato una federazione di esperienze cooperative, la Red Grafica, che rappresenta uno spazio di mutualismo e lavoro comune per sostenere esperienze di lavoro comune all'interno di un mercato che resta comunque pienamente capitalista.

A distanza di dieci anni da quell’occupazione e alla luce delle esperienze italiane di autogestione e autorganizzazione ci interroghiamo sul senso politico dell’autogestione e sulle sue prospettive politiche. Movimenti e spazi sociali si confrontano sul tema con Martin Cossarini, socio della tipografia occupata e recuperata Chilavert, il 17 dicembre a Communia mentre il 18 Martin sarà con il suo banchetto di libri "senza padrone" ad ESC alla fiera dei libri e dei vini indipendenti Livre.

Vai al sito di Chilavert Artes Graficas.

* Da Dinamo Press