Destinazione Italia

Tue, 25/02/2014 - 13:06
di
Alessia Manzi - Laboratorio poitico P2 Occupata

L'Italia delle larghe intese ci riprova. Dopo il vano tentativo del Governo Letta di sdradicare alla base la possibilità di effettuare bonifiche per le aree inquinate attraverso il decreto del fare a distanza di pochi mesi, proprio in questi giorni, la Camera dei Deputati torna a discutere di rifiuti e inquinamento con il decreto 145/2013 “Destinazione Italia”. Un insieme di norme che prevede il co finanziamento dello Stato a favore dei proprietari delle aree contaminate e degli stessi responsabili del disastro che se avvenuto entro il 30 aprile 2007, potranno ottenere una parte dei contributi pubblici e altre forme di sostegno economico finanziario per la bonifica o messa in sicurezza, e di riconversione industriale di siti di interesse nazionale individuati,ove presentino un programma di industrializzazione da attuare sul luogo inquinato. Ovviamente, oneri e impianti per la presunta bonifica, saranno pagati dai cittadini e dalle cittadine attraverso le tasse. Come se già non bastasse il baratto del diritto alla salute contro i profitti e le speculazioni delle ecomafie e dei privati legittimate da uno Stato sempre più a loro favorevole.

Un provvedimento che suona come una beffa, perché inquinamento e disastri ambientali sono all'ordine del giorno e non sembrano lasciare tregua all'Italia, specie nella zona centro- meridionale. Alle drammatiche notizie provenienti dall'hinterland del casertano e del napoletano da anni soggetta allo smaltimento illecito dei rifiuti da parte della Camorra, e per questo ribattezzata come la “Terra dei fuochi”. si aggiungono i racconti di un'altra terra situata di qualche centinaia di chilometri un po' più a sud.

Si parla della Calabria, da circa 20 anni al centro di una situazione di emergenza rifiuti con cui giunte regionali di ogni colore hanno finto di fronteggiarsi senza però voler trovare una soluzione, ma ottenendo miliardi di euro poi impiegati per la costruzione di discariche che mai hanno funzionato secondo le norme previste e favorendo i traffici illeciti dei rifiuti da cui trarre guadagni. Per se stessi, e per organizzazioni criminali come la 'Ndrangheta.

Rifiuti, spesso tossici, riversati direttamente nei terreni o nelle acque dei fiumi e dei torrenti, non hanno risparmiato alcuna zona del territorio calabrese: inutile mettere nomi in quanto non se ne esce, in un modo o nell’altro dal crotonese al reggino è tutto un colabrodo di discariche illegali, e altro. E tante altre discariche abusive che costellano un'intera regione, non curandosi delle sue bellezze e delle risorse naturali sfruttate senza alcuna attenzione.

E poi c'è anche Bucita, contrada di Rossano, dove anni fa è stato costruito un impianto che raccoglie i rifiuti di 36 comuni del rossanese e già al collasso nel 2010, quando si scopre che diversi sono gli scarti provenienti da altre regioni, come Puglia e Campania. Ma l'impianto è mantenuto ancora in attività preferendo gli interessi della criminalità organizzata e dello speculatore privato di turno, anche se nel 2009 per una delle due discariche presenti, quella pubblica, arriva il sequestro (dissequestrato e sequestrato nuovamente durante lo scorso mese) per disastro ambientale. Nonostante resti in funzione soltanto una discarica, privata e già esaurita, con la scusa dell'emergenza verranno smaltiti15 mila tonnellate in più rispetto a quelle autorizzate, costituendo così un ulteriore aggravio al disastro ambientale che si era precedentemente consumato usando la scusa dello “stato di emergenza”.

Il Comitato cittadino di Bucita, le associazioni ambientali e altre reti che da anni si battono per la difesa del territorio calabrese dal deturpamento e dagli scellerati scempi che ogni giorno si consumano sul territorio calabro, non hanno mai abbandonato la lotta per tutelare la propria terra e un diritto alla salute sempre meno rispettato, continuando a vigilare sull'impianto e sulle manovre che intanto si compivano in Regione. Proprio grazie al costante monitoraggio sulle paventate soluzioni all'emergenza rifiuti, la popolazione rossanese si è potuta levare contro l'ennesima vergognosa mossa regionale in materia ambientale: la possibile pubblicazione di un bando per lo smaltimento dei rifiuti all'Estero. Verrebbero spesi circa 90 milioni di euro all'anno per stoccare quotidianamente, a Bucita, 750 tonnellate di rifiuti provenienti da tutta la provincia di Cosenza, prima di essere trasferite al porto di Corigliano.
Nonostante le avverse condizioni climatiche il comitato continua ormai da giorni un blocco stradale davanti all'entrata delle discariche, permettendo solo il passaggio dei tir incaricati di trasportare il percolato sotto la loro attenta sorveglianza.

Di seguito il comunicato del Laboratorio Politico Aula P2 Occupata dell'Università della Calabria (Cosenza) nato durante il movimento studentesco del 2008 e poi diventato, da strumento per organizzare le proteste, a preziosa risorsa necessaria allo sviluppo di una coscienza critica. Rispondendo ai valori dell'antifascismo, dell'antirazzismo e dell'anticapitalismo il collettivo non si occupa soltanto di politica universitaria, ma è stato attivo alla costruzione della “Rete in difesa del territorio- Franco Nisticò” che pone in collegamento tra loro associazioni, movimenti, comitati che desiderano salvaguardare le risorse ambientali della Calabria.

La fuga dell’assessore regionale all’ambiente Franco Pugliano, avvenuta l’altro giorno dalla sala stampa dell’Università della Calabria, è significativa della situazione in cui versa la nostra regione. Ha lasciato di corsa la presentazione della candidatura del Parco della Sila tra i patrimoni Unesco per recarsi in giunta. Questo perché la discarica su cui si regge l’intero smaltimento dei rifiuti regionale è chiusa ancora una volta a causa della pioggia. Andandosene dalla conferenza, ha avuto solo il tempo di annunciare una nuova emergenza e di dire quello che è diventato il suo mantra: “bisogna costruire nuovi impianti, l’emergenza è provocata dai rifiuti dei cosentini”. Ma il problema rifiuti è di fronte ad ogni calabrese e non può essere nascosto sotto il tappeto. Una emergenza che dura paradossalmente da più di quindici anni è difficile da nascondere.
Infatti, niente è migliorato da quando, oramai due anni fa, contestammo Pugliano in quella stessa sala stampa. Come Rete in Difesa del Territorio “F. Nisticò” eravamo lì per chiedere le sue dimissioni e la fine del commissariamento. Ci trovavamo di fronte un assessore responsabile sul piano politico e sul piano giudiziario: veniva a parlare di educazione ambientale un indagato per la discarica di Allì. La sua posizione si è ora aggravata perché accusato di disastro ambientale: il percolato che inquina il fiume Allì porta il nome anche di un assessore regionale all’ambiente. Cosa aspetta a dimettersi?

Il lato peggiore di Pugliano, però, si vede sul territorio calabrese negli altri scempi di cui è colpevole per il suo ruolo politico. Stando ai fatti, c’è stata una precisa scelta politica nell’avallare la speculazione sull’emergenza rifiuti ai danni della salute dei calabresi. La raccolta differenziata e la riduzione del rifiuto, infatti, sarebbero l’unica soluzione virtuosa a questo scempio (come ampiamente dimostrato dalla strategia “rifiuti zero”). Questo però intaccherebbe i profitti di chi oggi si arricchisce avvelenando i territori. Invece che i cittadini, l’assessore regionale Pugliano sembra voler difendere proprio questi interessi, come confermato dai dati della raccolta differenziata. La raccolta differenziata in Calabria semplicemente non esiste e anche gli impianti di selezionamento cadono a pezzi e sono inservibili, come confermato dagli stessi dati della regione. Imporre nuovi impianti ai cittadini (senza nemmeno confontarsi con loro) avrebbe l’unico scopo di continuare a speculare sugli appalti e sull’economia da rifiuto. Questo vuol dire mettere la Calabria nelle mani di speculatori grandi e piccoli e della ‘ndrangheta. Non si fa niente per arginare questo fenomeno che è la vera causa dell’emergenza e, anzi, dai documenti e dalle dichiarazioni della regione si legge l’intenzione di continuare a seguire la via pericolosa dell’incenerimento e delle mega-discariche. Un finanziamento legalizzato all’avvelenamento dei territori.

Non vogliono trovare i fondi necessari per costruire un sistema di gestione virtuoso, altro che colpa dei rifiuti cosentini. Vogliamo dire chiaro che nell’area urbana i problemi dell’inquinamento sono anche troppi ed è inaccettabile che a questi si aggiunga l’apertura di un impianto di incenerimento o trattamento. Questi impianti potrebbero solo inserirsi nel quadro di pura speculazione sopra descritta e nell’ottica di soluzioni tampone che, come si è visto, non fanno che allungare la decennale emergenza. Le popolazioni stanno dicendo chiaro il loro no a soluzioni tampone come quella di Albicello a Donnici, contro cui coraggiosamente si batte il Comitato Difesa Territorio - Donnici. A proposito di emergenze ambientali, sappiamo bene qual’è la priorità dell’area urbana cosentina: l’inquinamento della ex – Legnochimica, che da decenni semina morti tra i residenti e inquina gli studenti che vengono all’UniCal. Questo dimostra in che stato di abbandono ci vogliono relegare.
La difesa dei nostri territori viene dai calabresi che lottano e si impegnano in prima persona per fermare questo sistema. Un sistema che si regge grazie ai disegni che portano anche la firma di Pugliano. Non da ultimo il bando regionale di smaltimento dei rifiuti, contro cui stanno lottando i cittadini del Comitato in difesa di Bucita riuniti nel blocco dell’impianto. Basta decidere sulle spalle delle comunità. Questo bando non deve passare. Ci sentiamo vicini a loro come a chiunque si impegni in difesa del proprio territorio in prima persona contro quell’inquinamento che colpisce anche la classe dirigente. E’ dalla Calabria che resiste che viene l’energia per invertire la rotta e rimettere al centro il diritto alla salute, la partecipazione e il controllo diretto da parte dei cittadini.


Laboratorio Politico P2 Occupata

Cubo 40 C, Università della Calabria, Rende (CS)

info: p2okkupata@inventati.org