Venezuela: un copione scritto dall'esterno

Thu, 24/01/2019 - 19:30
di
Nicolas Trotta*

In una giornata drammatica e di tensione per gli avvenimenti in Venezuela, pubblichiamo l'articolo di Nicolas Trotta, docente e rettore della UMET (Universidad Metropolitana para la Educación y el Trabajo), che ricostruisce la dinamica politica e sociale che ha portato al culmine odierno, la crisi verticale del processo bolivariano, l'accellerazione dell'estrema destra e di attori politici esterni e le necessità e i possibili strumenti di risposta del popolo venezuelano.

Non ci sono innocenti nella leadership venezuelana. Il conflitto estremo, in cui l'avversario politico diventa un nemico, dove le posizioni sono estreme fino al punto di non ritorno, ha portato il Venezuela a un modello a "somma zero". Colui che vince prende tutto mentre il perdente non ottiene nulla. Nel mezzo, un paese crolla e i cittadini vedono come le conquiste ottenute grazie a Hugo Chávez svaniscono.

Il Venezuela ha problemi, sì. molti. Come ce l'hanno altri paesi della regione. La situazione è seria e i principali paesi dell'emisfero hanno fatto ben poco per collaborare al superamento della crisi. Al contrario, gli Stati Uniti, il suo braccio esecutivo, l'OAS (Organizzazione degli Stati Americani) e paesi come la Colombia, il Brasile e la stessa Argentina hanno promosso la destabilizzazione. Lo smantellamento di luoghi come Unasur mostrano le enormi battute d'arresto regionali. Le difficoltà e le domande che vengono attribuite al Venezuela, che sono reali, potrebbero essere imputate a molti altri paesi. Ma ora non è il momento di analizzare se il Messico soffre più violenza politica o se il colpo di stato parlamentare del Brasile contro Dilma Rousseff e la messa al bando di Lula, attraverso la manipolazione giudiziaria del tandem Bolsonaro-Moro, abbia una maggiore qualità democratica.

Ciò che è in discussione oggi è se il popolo venezuelano possa trovare un modo per superare la situazione che lo ha portato al presente. Ma è necessario riaffermare l'applicazione del principio fondamentale dell'autodeterminazione dei popoli: ogni paese ha il diritto di determinare la propria forma di governo senza interferenze esterne. Gli eventi degli ultimi giorni non sono casuali, fanno parte di una sceneggiatura scritta fuori dai confini venezuelani.

La storia chiarisce quale sia la volontà degli Stati Uniti nei confronti dell'America Latina. Donald Trump e i suoi alleati non cercano il benessere del popolo venezuelano, sono interessati solo alla loro ricchezza di idrocarburi e vogliono farla finita con un governo che ha una grande influenza regionale. Esaurita la primavera dei governi progressisti, gli USA intendono riprendere la loro egemonia e trasformare la regione, ancora una volta, nel loro cortile di casa. Le dichiarazioni del vicepresidente Mike Pence, che invocano la mobilitazione contro il governo, l'aggettivo permanente di dittatore attribuito a Nicolás Maduro e l'influenza per isolare il Venezuela dal contesto regionale dimostrano la strategia della destabilizzazione pubblica. Non è difficile immaginare tutte le azioni clandestine del governo Trump per generare confusione interna e ottenere la rimozione di Maduro.

Il "riconoscimento" istantaneo di Juan Guadió da parte degli Stati Uniti e il suo effetto domino da parte dei governi di destra evidenziano il forte coordinamento e le interferenze sulla realtà venezuelana. Non possiamo chiedere agli Stati Uniti di fornire soluzioni alla crisi politica di cui essi stessi sono attori centrali, ma il resto dei paesi della regione dovrebbero riconsiderare e cercare di inaugurare esempi di dialogo e mediazione in modo pacifico, al fine di trovare delle soluzioni. Anche se sappiamo che questo è improbabile che accada, in un momento in cui i settori estremisti stanno proponendo un' invasione esterna. Tutto ciò implicherebbe una tragedia umanitaria impossibile da misurare e un colpo mortale per il nostro continente.

In questo scenario, il governo di Nicolás Maduro deve resistere agli attacchi delle prossime settimane, appoggiarsi a un settore importante della sua gente che lo supporta, ma deve essere anche consapevole che se non ha l'audacia di cercare nuove alternative sarà impossibile fermare il progressivo smantellamento che sta vivendo il paese. Come ha scritto Simón Rodríguez, il maestro del liberatore Bolivar, "o inventiamo o sbagliamo". Il modello bolivariano aveva la capacità di generare e inventare, di promuovere la speranza e costruire nuove realtà, ma per qualche tempo ha perso l'impulso di guidare le necessarie trasformazioni. La strada percorsa è stata insufficiente ed è necessario ricordare che uno dei principali talenti di un governo è sapere come cambiare in tempo. Il profondo antagonismo deve essere perseguito in modo tale che lo scontro non ostacoli il fine ultimo della politica, per assicurare che la società nel suo insieme percorra una strada di miglioramento giorno per giorno.

*Fonte: https://www.pagina12.com.ar/170453-un-libreto-escrito-desde-afuera

Traduzione di Dario Di Nepi