San Lorenzo: Difendiamo il quartiere e l'autogestione

Mon, 29/04/2019 - 20:14
di
Communia Roma

Sono passati 6 mesi dall'orribile morte di Desirèe Mariottini, nella zona abbandonata di via dei Lucani, proprio alle spalle del nostro spazio sociale. Riavvolgiamo il nastro, ripercorriamo questi sei mesi vissuti pericolosamente. Le premesse sono chiare: sulla zona di via dei Lucani regnano abbandono ed incuria da decenni. Nessuna forza politica ha mai voluto veramente preoccuparsi della riqualificazione dell'area, preferendo lasciare gli edifici a se stessi, in attesa che qualche palazzinaro decidesse di investire e radere finalmente tutto al suolo per fare soldi. Due alternative. L'abbandono, l'incuria, l'insicurezza da un lato. La speculazione e le colate di cemento dall'altra. Tertium non datur. Nel mezzo, la vita dei residenti della zona e di San Lorenzo tutta. Ai margini di questo mezzo, la vita di una ragazzina di 15 anni, Desirée Mariottini. Arrivata da Cisterna da Latina fino a via dei Lucani per morirci di overdose dopo esser stata violentata. Proprio in quegli edifici abbandonati dove da mesi Communia e i cittadini della zona denunciavano l'esistenza di una terribile situazione di marginalità sociale. Una situazione di disperazione e abbrutimento che nessuna istituzione ha voluto realmente affrontare in un clima in cui i profondi problemi sociali vengono affrontati a suon di sgomberi e in cui chi è al margine della società viene sempre più marginalizzato, annichilito, stigmatizzato, respinto. E' in questa situazione che arriviamo alla maledetta notte tra il 18 e il 19 ottobre. Da quel momento, d'improvviso tutte le istituzioni locali, comunali, nazionali si affrettano a presentarsi su via dei Lucani a favore di telecamera. Fortunatamente San Lorenzo è un quartiere con un'inscalfibile identità antifascista, antisessista e antirazzista. Due potenti mobilitazioni si susseguono nel giro di due giorni, portando migliaia di persone a difendere il quartiere dagli sciacalli pronti a speculare sul corpo di una ragazzina: Salvini è costretto ad andar via; i folkloristici militanti di Forza Nuova restano a suonarsela e cantarsela in venti a ridosso di Porta Maggiore dopo aver lanciato improbabili "marce su San Lorenzo". A chi sperava che sull'onda di questa tragedia a San Lorenzo avrebbe preso piede chissà quale ipotesi reazionaria e xenofoba non resta che osservare sconsolato e sconfitto la fiumana di donne ed uomini antifascist@, antisessist@ ed antirazzist@ che attraversa e anima il quartiere e tornare a covare il proprio velenoso rancore nell'angoletto in cui è stato nuovamente relegato dalla splendida reazione della cittadinanza.

E così, passato il clamore mediatico, fallita l'operazione di chi voleva raccattare voti e/o visibilità speculando su un terribile femmincidio, si torna ad una nuova quotidianità. Una quotidianità fatta di ordinanze anti-alcool che più che risolvere qualche problema hanno ottenuto l'unica conseguenza di rendere San Lorenzo un deserto. Di possenti operazioni di polizia volte a distruggere i piccoli commercianti del quartiere in modo pretestuoso. Di roboanti promesse delle istituzioni che dopo aver fatto arrivare la situazione a questo punto ora dicono di voler "riportare San Lorenzo all'antico splendore". Il tutto, con ben chiare nelle nostre teste le parole di Salvini che ha promesso ruspe su ruspe contro San Lorenzo, per radere al suolo oltre che gli edifici anche la rete solidale di spazi sociali, associazioni, comitati e singoli che per due giorni hanno tenuto le sue manacce lontane dal quartiere.

Sono passati 6 mesi. 6 mesi in cui l'amministrazione capitolina a 5 stelle ha fatto costantemente orecchie da mercante di fronte alle richieste di un confronto col territorio sul futuro della zona di via dei Lucani e in generale sulla gestione poliziesca della vita del quartiere. Per poi presentarsi qualche giorno fa in una conferenza stampa annunciando a suon di fanfara un piano per la rigenerazione della zona di via dei Lucani. Sui contenuti della conferenza stampa, siamo assolutamente in linea con quanto abbiamo già espresso insieme ad altre realtà del territorio nella rete della Libera Repubblica di San Lorenzo. Accogliamo con un cauto e temporaneo giudizio positivo i contenuti ed i toni della conferenza ma attendiamo che alle parole seguano i fatti. Non crediamo nell'esistenza di "costruttori filantropi" che riducono i propri guadagni in nome dell'interesse comune. Crediamo invece che le istituzioni debbano avere il coraggio di imporre l'interesse comune come prioritario sui profitti privati. E crediamo che per farlo servano atti, norme, fatti. Non dichiarazioni d'intenti in favor di telecamera.

Alla luce di queste considerazioni, riteniamo opportuno esprimerci più specificatamente sul futuro della nostra esperienza autogestita in questo territorio. Da quando 6 anni or sono occupammo le ex officine Piaggio al numero 33 di via Scalo San Lorenzo, abbiamo sempre sostenuto un'ipotesi di rigenerazione e recupero della zona, consapevoli del fatto che avrebbe potuto avere conseguenze sgradevoli per noi in primis e che certamente un'operazione del genere nella zona avrebbe messo in discussione la nostra stessa esistenza. L'abbiamo fatto con convinzione, senza ipocrisie e nella ferma convinzione che quel che accadeva fuori la soglia della nostra occupazione ci riguardasse almeno quanto la nostra occupazione stessa. L'abbiamo fatto a testa alta, consapevoli che in quella zona il nostro spazio rappresenti un presidio fondamentale per tutti e tutte. L'abbiamo fatto con la legittimità di chi è entrato in una serie di capannoni abbandonati, ha ripulito a sue spese quintali di rifiuti potenzialmente pericolosi e sempre a sue spese ha ristrutturato centinaia di metri quadri, creando una biblioteca, un'aula studio, una sartoria migrante, una sala per iniziative culturali e corsi popolari. Proprio lì dove in alternativa ci sarebbe forse stata la stessa situazione agghiacciante che insisteva nel resto della zona e che è emersa tragicamente lo scorso ottobre. Lo spazio di Communia non necessita di alcuna rigenerazione. La cittadinanza attiva in via informale l'ha già recuperato, riaperto, illuminato, reso vivo. Mentre tutt'intorno, lì dove regnava in piena legalità l'arroganza della proprietà privata e l'indolenza delle istituzioni, la situazione precipitava fino ad arrivare ai fatti del 18 Ottobre. Per quanto fatto, non chiediamo alcuna medaglia al valore. Chiediamo invece che le istituzioni riconoscano la funzione sociale e politica della nostra occupazione in questi anni e ne garantiscano la continuità sul territorio di San Lorenzo. Un riconoscimento che non sia un contentino per evitare contestazioni, ma una presa di coscienza dell'esistenza di realtà informali ed autorganizzate che non vanno sussunte nelle ristrettezze delle codifiche amministrative né ricondotte a un problema di legalità ed ordine pubblico; vanno solo riconosciute nella loro autonomia e lasciate libere di sviluppare nell'esperienza comune quotidiana sul territorio le proprie progettualità. Una terza via, al di la dell'arroganza della proprietà privata e del cieco proceduralismo burocratico di istituzioni pubbliche ridotte alla canna del gas e spesso incapaci di cogliere le esigenze della cittadinanza. Una terza via che un tempo era incoraggiata e presa a modello proprio dal M5S, prima che diventasse l'ancella della Lega e la inseguisse a destra sulle parole d'ordine della repressione, della guerra ai poveri, dell'odio e del cieco legalitarismo. Non chiediamo quindi la piccola concessione accondiscendente per un gruppo di volenterosi ragazzi e ragazze socialmente impegnati. Chiediamo qualcosa di più. Chiediamo una profonda assunzione del rispetto dell'esistenza e dell'autonomia di esperienze come la nostra che a decine, ogni giorno, rendono pezzi di questa città migliori, vissuti, curati, comuni. Chiediamo in sostanza, che si dia forma e sostanza a quanto espresso anche di recente da alcuni rappresentanti della giunta capitolina, ossia la possibilità che l'esperienza di Communia possa essere riconosciuta e possa proseguire senza stravolgerne la natura.

Chiediamo che i servizi per la cittadinanza previsti nel nuovo progetto siano quanto più accessibili a tutti e tutte, in un territorio complesso dove insistono residenti "storici" e moltissimi giovani studenti fuori sede spesso esclusi dall'accesso a moltissimi servizi pubblici. Chiediamo che l'accesso a questi servizi sia popolare e che l'operazione su via dei Lucani non costituisca ulteriore elemento di gentrificazione in un territorio che si vedrà già sfigurato dall'enorme speculazione dello Student Hotel nell'ex Dogana, calata sulla testa di un territorio che di tutto sente bisogno tranne che di 800 residenze temporanee a prezzi esorbitanti.

Chiediamo che l'area verde paventata sia quanto più vasta possibile. La drammaticità degli sconvolgimenti ambientali in corso non riguarda solo gli ambienti "naturali", ma interroga fortemente anche gli spazi urbani. Ed è giunto il tempo di ridurre drasticamente le cubature edificabili. E' urgente uscire dalla logica del "verde e servizi" e iniziare ad intendere il verde come un servizio in se'. Un servizio alla cittadinanza, in un quartiere in cui la maggior parte degli spazi verdi o franano (villa Mercede) o vengono recintati e ridotti (Parco dei Galli) o sono privati alla cittadinanza dall'arroganza del furbo privato di turno (Particella 26). Un servizio al futuro dell'umanità su questa terra, bisognosa di un diverso rapporto con lo spazio vissuto, che abbatta i netti confini che separano la città fatta di strade, cemento, palazzi, dagli spazi verdi, sempre più distanti dal vissuto quotidiano. I cittadini hanno diritto al verde urbano che ogni giorno renda la vita della metropoli meno oppressiva.

Chiediamo che il "processo partecipativo" previsto sia un processo reale ed efficace e che vada al di là di una singola assemblea costretta a scegliere tra questo o quel progetto già scritto e di una discutibile ed anonima "partecipazione sul web". Ci adopereremo con le altre realtà del territorio per far sì che da subito si avvii un processo reale, dal basso per la ridefinizione dell'area di via dei Lucani. Dovranno essere i privati a venire incontro alle proposte dei cittadini, non i cittadini ad emendare marginalmente le proposte dei privati senza mai incidere sulla sostanza. Su questa differenza si giocherà tutta la credibilità dell'amministrazione capitolina e delle dichiarazioni fatte in conferenza stampa. San Lorenzo non si accontenta delle briciole. San Lorenzo vuole decidere.

Chiediamo la prosecuzione dell'esperienza di Communia nel territorio di San Lorenzo. Siamo disposti a trovare strumenti formali a tal scopo ma non vogliamo e né possiamo subordinare il proseguimento dell'esperienza di Communia a procedure normative e amministrative che rischierebbero di svuotare di senso la propria esistenza. Pertanto riteniamo doveroso già da ora affermare che non saremo disposti a rinunciare alla nostra piena autonomia, alla nostra autogestione, ai nostri processi decisionali informali, basati sulla consuetudine, sul consenso, sull'orizzontalità e sul coinvolgimento della cittadinanza al di fuori delle asperità delle norme amministrative. Sfidiamo da subito le istituzioni a farsi garanti di quanto dichiarato in conferenza stampa. Ad avere il coraggio di difendere le esperienze sociali come la nostra per dar loro nuova collocazione nell'ambito di via dei Lucani, ad avere il coraggio di anteporre i valori della comunità, della solidarietà, della vita comune dei territori agli interessi dei privati.

Garantiamo fin da subito un altissimo livello di vigilanza democratica sul processo che porterà alla ridefinizione di via dei Lucani. Garantiamo fin da subito la difesa dell'esperienza di Communia e di tutte le altre esperienze autogestite di San Lorenzo (Cinema Palazzo, Esc, Palestra Popolare, Grande Cocomero etc) da qualsiasi tentativo di aggressione o sussunzione. San Lorenzo ha già dato prova della sua potenza collettiva e della sua tenacia in svariate occasioni. Dalle manifestazioni seguenti la morte di Desirèe, allo sgombero subìto da Communia 6 anni or sono alle fonderie Bastianelli, passando per decine, centinaia di quotidiane manifestazioni di resistenza e solidarietà. Anche alla luce delle recenti notizie provenienti dalla Prefettura che vorrebbero il Cinema Palazzo ai primi posti tra gli stabili da sgomberare per assecondare la furia repressiva di Salvini e il suo gioco al massacro contro la giunta capitolina sulla pelle della Roma solidale, ribadiamo che difenderemo ognuna delle esperienze di solidarietà ed autogestione di San Lorenzo e di Roma in generale. In attesa che la giunta Raggi decida infine di amministrare veramente la città senza derogare le scelte ad un Ministro degli Interni che soffia sul fuoco della paura e dell'intolleranza o agli ennesimi costruttori e speculatori che per anni hanno avuto fin troppo campo libero per distruggere i nostri quartieri. Ma soprattutto, in attesa che la giunta decida infine di uscire dalle angustie di un legalitarismo ottuso e del cieco proceduralismo e giunga a riconoscere politicamente il valore degli spazi sociali.

Omnia Sunt Communia