In sciopero per il clima: i giovani mostrano la via!

Wed, 06/02/2019 - 19:13
di
Daniel Tanuro*

La situazione è gravissima

Dappertutto nel mondo, migliaia di giovani iniziano a mettersi spontaneamente in marcia per il clima. Il 17 gennaio, a Bruxelles, erano più di 12.000 i e le giovani a scioperare e a manifestare, in risposta al magnifico appello lanciato durante la COP24 dalla giovane studentessa liceale svedese, Greta Thunberg (15 anni).

“A che pro andare a scuola se domani il nostro mondo sarà distrutto”, chiedono questi giovani. È puro buonsenso! Questi giovani non esagerano senza ragione. La situazione è in effetti gravissima. La temperatura media del globo non è aumentata che di un grado dal 1800, e il risultato è già inquietante: canicole, ondate di freddo, siccità, piogge torrenziali, discioglimento dei ghiacciai e delle calotte glaciali, cicloni violenti, giganteschi incendi di foreste...

A due gradi, l'impatto sarà catastrofico. A partire da quel momento, rischiamo di sperimentare un effetto palla di neve del riscaldamento. La Terra diventerebbe un “pianeta forno”, la temperatura potrebbe guadagnare molto velocemente 4C°. Intere regioni diventeranno inabitabili, centinaia di milioni di persone saranno costrette sulla via dell'esodo, la biodiversità scomparirà e il livello del mare salirà di tre o quattro metri.
Questa non è più una catastrofe, è un cataclisma!

Conclusioni: bisogna fare il possibile per non superare la soglia del 1.5C° di riscaldamento decisa durante la COP21 di Parigi. Ma i governi non lo fanno. Ognuno sulla base dei propri “piani climatici”, gli specialisti ammettono un riscaldamento compreso tra i 2,7C° e i 3,7C°... E questo è il minimo, perché sempre più dirigenti sono tentati di negare la realtà, come Donald Trump e il fascista brasiliano Bolsonaro!

In Europa, il governo belga è uno dei più ipocriti: il 2 dicembre 2018 si è congratulato con i e le 75mila manifestanti per il clima, mentre il giorno dopo si è rifiutato di accogliere le direttive climatiche europee!

Il capitale distrugge le nostre vite e il pianeta

Gli scienziati fanno suonare il campanello da almeno 25 anni. Perché le emissioni continuano ad aumentare? Perché i governi non fanno (praticamente) nulla? Perché sono al servizio del capitalismo, perché il capitalismo ha come unico scopo il profitto, e il profitto necessita la crescita e questa crescita è fondata storicamente sull'energia dei combustibili fossili (petrolio, carbone e gas naturale).

Le energie rinnovabili? Le produciamo per profitto, non per l'ecologia. Se producessimo meno e condividessimo di più, sarebbero sufficienti a soddisfare i bisogni reali dell'umanità. Ma le multinazionali rifiutano di mollare le loro scorte di energia fossile e i loro equipaggiamenti, le banche si rifiutano di lasciar cadere i loro capitali investiti su queste scorte e questi equipaggiamenti e i padroni di tutti i settori non hanno che un'idea in testa: sfruttare sempre di più il lavoro e la natura al fine di produrre sempre di più e fare più profitti della concorrenza...

Ci hanno detto che la crescita è la condizione base di tutto: del nostro lavoro, dei nostri salari, della nostra sicurezza sociale, dei nostri servizi pubblici, del nostro livello di vita. Così, veniamo depredati dal nostro sfruttamento e di quello della natura. In realtà, questo sistema produttivista distrugge sia le nostre vite che la natura.

Oggi, siamo sull'orlo del baratro

Oggi, siamo sull'orlo del baratro. Per avere una possibilità su due di non superare i 1,5C° di riscaldamento, le emissioni mondiali nette di CO2 dovrebbero diminuire del 58% tra il 2020 e il 2030. In più esse dovranno essere portare a zero nel 2050, dopo il quale sarà necessario far sì che la Terra assorba più CO2 di quanta non ne emetta.

Altrimenti, bisognerà rassegnarsi a un pianeta forno, o a far fede su delle tecnologie per ritirare artificialmente il carbone dall'atmosfera (“tecnologie ad emissione negativa”) o a rinviare una parte dei raggi solari verso lo spazio (geoingegneria). Attenzione: non c'è alcuna garanzia che queste tecnologie da apprendista stregone funzionino. Ne verrà fatta esperienza direttamente a grandezza naturale, sulla Terra e sugli esseri viventi che la abitano...

Di fronte ad un pericolo mortale, l'istinto di conservazione è mille volte legittimo. I liceali e le liceali hanno dunque mille volte ragione nel mettersi in sciopero. Non rimaniamo a braccia conserte. Sosteniamoli di fronte agli attacchi della destra pro-Trump e a questi tentativi di recuperare, da qualunque parte provengano. E seguiamo il loro esempio!

Il sociale e l'ecologia: una sola battaglia!

Le principali vittime del riscaldamento sono quelle e quelli che i governi e i padroni attaccano senza tregua: i lavoratori e le lavoratrici, i contadini e le contadine, i bambini, le donne, i e le pensionati/e, i malati.. e le persone migranti!

I ricchi si ripetono che loro ne usciranno comunque, pronti a vivere su delle isole artificiali riservate ai miliardari. Per salvare i propri privilegi e distruggere le nostre conquiste sociali e democratiche, sono sempre più tentati a sostenere l'estrema destra razzista, sessista e clima-negazionista. È dunque chiaro che il sociale e l'ecologico sono due facce di una stessa grande battaglia democratica.

Questa battaglia non è che iniziata. Il mondo del lavoro deve prendere posizione. Dai Gilet Gialli ai giovani, è tempo di far convergere le lotte e le rivendicazioni. Oggi, i nostri figli sono nelle strade in sciopero per difendere il loro diritto e quello dei loro figli all'esistenza su questo pianeta. E noi, adulti, che stiamo facendo? Dobbiamo essere dietro di loro! È nostro dovere e nostra responsabilità.

Mobilitiamoci, in tutti i modi. Scioperiamo, anche noi. Non uno sciopero in pantofole: uno sciopero attivo. Per dibattere a fondo tutte le ingiustizie, le distruzioni e le maniere di finirla con questo disastro attuale, sul piano sociale e su quello ambientale.

Per un piano d'emergenza ecosocialista

È ancora possibile evitare il disastro climatico? Lo sforzo da fare è colossale. Non può riuscire senza combinare il piano sociale e quello ecologico, nella democrazia e nella giustizia. Una tradizione ecosocialista è indispensabile. Questo necessita un piano d'emergenza. Ecco una bozza in dieci punti:

1. Sopprimere le produzioni inutili e dannose (a cominciare dagli armamenti!) e il trasporto di mercanzia inutile; localizzare la produzione al massimo, lottare contro l'obsolescenza programmata.
2. Creare delle imprese pubbliche incaricate di isolare e rinnovare tutti gli edifici esistenti (senza costi per gli e le abitanti).
3. Investire massicciamente nei trasporti pubblici, scoraggiare l'uso della vettura privata. Razionare i viaggi aerei.
4. Lasciare i combustibili fossili nel terreno. Espropriare e socializzare i settori dell'energia e della finanza per organizzare una transizione rapida verso un'economia basata al 100% sulle rinnovabili (senza nucleare!).
5. Redistribuire le ricchezze, ristabilire l'uguaglianza di fronte alle tasse e la progressività della tassa sulle rendite globali. Rifinanziare il settore pubblico, l'insegnamento e i settori della cura.
6. Rispettare la giustizia climatica. Trasferire al Sud le tecnologie e i mezzi finanziari necessari a uno sviluppo sostenibile per tutte e tutti.
7. Chiudere con l'agrobusiness. Promuovere un'agricoltura ecologica facendo il possibile per mantenere il massimo del carbonio all'interno del suolo.
8. Condividere il lavoro necessario tra tutte e tutti, senza perdita di salario. Riconvertire in nuove attività il lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici dei settori da sopprimere (mantenendo i salari e le conquiste sociali).
9. Uscire dalla logica di mercato: gratuità dell'insegnamento, dei trasporti, della cura e della sanità. Gratuità del consumo di acqua ed elettricità corrispondenti al bisogno di base, applicando tariffe progressive oltre questo limite.
10. Sviluppare una cultura del “prendersi cura”, della trasparenza e della responsabilità. Rinforzare e socializzare le attività di cura delle persone e dell'ecosistema. Dare il diritto di voto a tutte e tutti. Riconoscere il diritto del controllo e dell'iniziativa cittadina e popolare, compresa la revocabilità dei funzionari eletti.

Utopico? Tra il 1940 e il 1944, il governo degli Stati Uniti ha applicato un piano d'emergenza. La produzione militare è passata dal 4% al 40% del PIL e tutta una serie di restrizioni sono state imposte. Ciò che si è fatto per vincere il nazismo e assicurare la supremazia mondiale delle multinazionali statunitensi può essere fatto per salvare il clima nella giustizia sociale. È una questione di volontà politica. A noi sta imporla.

*Fonte articolo: https://www.gaucheanticapitaliste.org/en-greve-pour-le-climat-les-jeunes...
Traduzione a cura di Federica Maiucci.
Foto: Grève du climat à Lausanne (Suisse) Jorge Lemos.