Global Strike for Climate

Fri, 22/03/2019 - 17:16
di
Coordinamento dei Collettivi Sapienza

Lo scorso 15 marzo in occasione dello sciopero globale per il clima e per il futuro, come studenti della Sapienza, siamo scesi in strada e con noi decine di migliaia di bambini, giovani e adulti in tutto il mondo. Siamo la generazione che si troverà ad affrontare gli aspetti più devastanti del riscaldamento globale, ma allo stesso tempo abbiamo più coscienza della crisi climatica in atto.

Siamo perfettamente consapevoli del fatto che il riscaldamento globale e la degradazione ambientale siano conseguenze di un modello economico fondato sulla logica di una crescita illimitata che non tiene conto della finitezza delle risorse del nostro pianeta; si tratta di un modello di sviluppo basato sulla massimizzazione dei profitti a tutti i costi e sullo sfruttamento delle risorse e dei territori, oltre che delle persone. Crediamo che la nostra sopravvivenza su questo pianeta sia data dal superamento degli attuali modelli sociali, politici ed economici. L’obiettivo di una stabilizzazione quanto più rapida del clima, infatti, non potrà mai essere raggiunto tramite meccanismi di prezzo, concorrenza e mercato, propri di questo sistema. Abbiamo solo dodici anni per tentare di risolvere la situazione, il cambiamento dunque deve essere immediato e strutturale.

Come studenti universitari pensiamo che l’università debba avere un ruolo centrale in tutto questo. D’altra parte ci rendiamo conto di come i nostri luoghi del sapere siano sempre più impoveriti e svuotati della loro funzione sociale e di trasmissione delle conoscenze. Anche all’interno dell’università criteri di produttività, ottimizzazione e profitto vengono anteposti al bene comune e alla tutela dell’ambiente. Questo approccio porta inevitabilmente ad un’incapacità da parte del sistema scolastico ed universitario a dare risposte concrete alla crisi climatica e rende l’università un luogo sempre più vacante di una coscienza ecologica. Riteniamo fondamentale che l’università investa nello sviluppo di nuove tecnologie sostenibili e compatibili con i bisogni del pianeta e le esigenze reali delle persone; per questo motivo chiediamo finanziamenti pubblici per la ricerca cosicché questa non debba più essere vittima delle speculazioni delle grandi aziende.

Le lotte ambientali per loro natura tengono dentro tantissime altre lotte. La radice della lotta ecologista è la stessa delle altre lotte dei soggetti oppressi; riteniamo importante sottolineare che così come l’uomo sfrutta la donna, il bianco sfrutta il nero, secondo la stessa logica le industrie e il capitalismo sfruttano l’ambiente e le persone. È evidente che a subire le conseguenze del cambiamento climatico siano in primo luogo le fasce più deboli della popolazione: da anni stiamo assistendo all’aumento delle migrazioni climatiche, grandi spostamenti di persone che non hanno i mezzi e le risorse per tutelarsi e che sono costrette a lasciare le loro terre martoriate da climi anomali, a migrare in nuovi stati per poter sopravvivere. Siamo convinti che la lotta ambientalista debba abbracciare anche la lotta femminista e la lotta contro il razzismo.

La lotta ecologista ci dà la possibilità di immaginare e costruire un mondo diverso, un mondo dove le risorse siano gestite equamente in maniera democratica e cooperativa e dove gli abitanti possano decidere sulla gestione dei loro territori.

Come abbiamo detto il 15 marzo: “in questa piazza siamo davanti ad un enorme capitale umano che ci da sempre più forza per immaginare un mondo dove l’ambiente, i rapporti umani, la creatività, il tempo libero, l’istruzione abbiamo più valore dei profitti di pochi”.

Coordinamento dei Collettivi Sapienza